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"Voglio uno stile di vita più
sostenibile" è un mantra per molti che vivono in città. Come realizzare
questo sogno, passo per passo? Lo spiega questo manuale, un percorso
organizzato verso il cambiamento alla portata di tutte le tasche:
pensiero, lavoro, autoproduzione, casa, famiglia, le esperienze di chi
ce l'ha fatta.
La progettazione dell'autosufficienza
mentale e materiale, da chi cerca un cambiamento concreto restando in
città, a chi apre un bed & breakfast, fino ai diversi approcci alla
decrescita, alla vita nelle comuni e alle scelte estreme di isolamento.
Il nostro balcone cittadino può
diventare una terra di idee ecologiche e pratiche sostenibili, un
pezzetto di campagna per il nostro relax quando torniamo stanchi dal
lavoro, un'oasi di produzione naturale per la nostra tavola e un
divertimento intelligente per i nostri bimbi.
Anche chi abita in città può prodursi sul balcone o su una finestra un'infinità di verdure e frutta di qualità.
Può coltivarsi le sue erbe per
tisane e infusi, scegliere varietà antiche che hanno sapori e profumi
unici, ma sono ormai ignorate dalla grande distribuzione.
Per un orto sul balcone non servono
grandi investimenti, come spiega questo manuale, ma il riciclo di
materiali alla portata di tutti e tanto entusiasmo per riappropriarsi
finalmente del proprio cibo, dal seme al frutto.
I segnali sulla necessità di rivedere il
parametro della crescita su cui si fondano le società industriali
continuano a moltiplicarsi: l'avvicinarsi dell'esaurimento delle fonti
fossili e le guerre per averne il controllo, i mutamenti climatici, lo
scioglimento dei ghiacciai, l'aumento dei rifiuti, le devastazioni e
l'inquinamento ambientale. Eppure gli economisti e i politici, gli
industriali e i sindacalisti con l'ausilio dei mass media continuano a
porre nella crescita del prodotto interno lordo il senso stesso
dell'attività produttiva. In un mondo finito, con risorse finite e con
capacità di carico limitate, una crescita infinita è impossibile, anche
se le innovazioni tecnologiche venissero indirizzate a ridurre l'impatto
ambientale, il consumo di risorse e la produzione di rifiuti. Queste
misure sarebbero travolte dalla crescita della produzione e dei consumi
in paesi come la Cina, l'India e il Brasile, dove vive circa la metà
della popolazione mondiale. Né si può pensare che si possano mantenere
le attuali disparità tra il 20 per cento dell'umanità che consuma l'80
per cento delle risorse e l'80 per cento che deve accontentarsi del 20
per cento. Forse è arrivato il momento di smontare il mito della
crescita, di definire nuovi parametri per le attività economiche e
produttive, di elaborare un'altra cultura, un altro sapere e un altro
saper fare, di sperimentare modi diversi di rapportarsi col mondo, con
gli altri e con se stessi.
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